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STORIA DEL CICLISMO - GLI ALBORI - |
La prima vera corsa "ufficiale" può
essere considerata la Parigi-Rouen del 7 novembre 1869:
viene annunciata con un bando che indica la data e la
distanza, anche se quest'ultima é specificata
come distanza "approssimativa". I partenti
sono 100, fra cui anche 6 donne, e su di un percorso
di circa 123 chilometri si impone James Moore. Ma sulla
sua vittoria ci sono le prime insinuazioni di scorrettezze
e trucchi della storia del ciclismo. In Italia la prima
vera corsa fu una Firenze-Pistoia del 1870: sulla distanza
di 33 chilometri si impose un ragazzotto inglese, tale
Van Heste,che coprì la distanza in 2 ore e 12
minuti.Si trattava per la verità di corse su
bicicli, già tecnicamente piuttosto avanzati:il
diametro della ruota anteriore era di circa 75 centimetri,
quello della ruota posteriore di 50. |
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La prima grande classica del ciclismo italiano fu la
Milano-Torino, disputata nel 1876. Otto i valorosi concorrenti
presentatisi al via muniti del loro velocipede. La partenza
fu data alle quattro del mattino,per permettere ai corridori
di arrivare con la luce del sole il pomeriggio seguente.
Numerosissimo il pubblico presente ad attendere i corridori,
ben diecimila persone, a Torino in corso Giulio Cesare:
al termine di 150 chilometri di gara risultò
vincitore uno studente in ingegneria, tal Paolo Magretti,
che fu primo dei quattro concorrenti che terminarono
la corsa; degli altri quattro si persero le tracce.
Storica, forse la più bassa di tutti i tempi,la
media della corsa: 13,300 Km/h. |
La vita
del biciclo era però destinata a finire: intorno
al 1885 erano comparse le prime biciclette ed erano
nati i primi conflitti tra "biciclisti" e
"ciclisti", con questi ultimi che in più
d'una occasione chiesero di confrontarsi con i biciclisti;
quando poi queste sfide vennero realmente disputate
il vecchio velocipede dovette, tranne che in rarissime
eccezioni, alzare bandiera bianca. E ne fu decretata
la fine. Sempre di quel periodo fu la nascita di incredibili
corse di resistenza: |
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merita d'essere menzionata, in questo nostro breve viaggio,
la Parigi Brest Parigi, o come altri preferivano dire,
la Parigi-Brest e ritorno:impressionante la distanza
da percorrere, giacchè erano previsti 1196 chilometri.
La gara venne disputata e fu anche portata a termine
da qualche concorrente: le cronache narrano della vittoria
di Charles Terront, un vero e proprio campione di resistenza,
che impiegò 71 ore e 22 minuti per concludere
la prova il 6 settembre 1891. Si disputarono anche gare
di resistenza su pista, ma il fenomeno durò per
poco tempo, poichè si trattava di gare spaventosamente
noiose per tutti coloro che non fossero tifosi di qualcuno
dei partecipanti. Il primo campione del ciclismo italiano
fu Giovanni Gerbi da Asti, detto "il diavolo rosso".
Quel soprannome proveniva dal fatto che Gerbi soleva
gareggiare sempre con una maglia rossa, e pare gli fosse
stato affibbiato da un parroco, allorchè Gerbi
in fuga capitò nel bel mezzo di una processione. |
Ma
il nostro non si limitava solo a spaventare
prevosti di campagna: innumerevoli sono gli
episodi curiosi che lo riguardano. Di lui viene
scritto sulla Storia aneddotica dello sport
italiano: "scavezzacollo in gioventù,
impiegato in una sartoria, dopo 2 giorni tirava
il ferro da stiro in capo al principale. Più
tardi, appreso ad andare in bicicletta, investiva
una vecchietta con conseguenze tragiche. In
una sfida con Cuniolo sulla distanza di 100
chilometri (si trattava del campionato italiano),
trovatosi Gerbi solo con Cuniolo a poca distanza
dal traguardo, e resosi conto di non potere
in alcun modo battere il suo avversario, in
uno scatto d'ira scese di macchina e scagliò
la bicicletta a terra, tempestandola di calci..."
Dopo aver trionfalmente vinto il primo Giro
di Lombardia nel 1905, si impose anche nel 1907,
ma con uno dei suoi inganni. Andò in
fuga e non si fermò ad un passaggio a
livello che sapeva essere sempre chiuso a quell'ora. |
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I suoi inseguitori furono bloccati da alcuni amici di
Gerbi a quel passaggio a livello, e forse vennero anche
malmenati. Non contento, per vincere si fece anche aiutare
da alcuni corridori ritirati che lo avevano raggiunto
prendendo una scorciatoia. Il trucco fu scoperto e Gerbi
fu squalificato per 6 mesi. Eroico fu anche un suo attacco
in una Gran Fondo: ma in una gara di oltre 500 chilometri
partì troppo presto e fu raccolto dai tifosi,
entusiasti di quel gesto tanto scriteriato quanto eroico,
sfinito e accasciato a terra. Ad una Corsa Nazionale
del 1905, poi, si trovava al comando quando cadde. Si
fermò in una farmacia per farsi medicare, ma
quando venne a sapere che nel frattempo era stato superato
da un altro corridore, riprese la bicicletta e, benchè
fosse stato invitato a desistere, si mise a inseguirlo
furiosamente ancora sanguinante. Riuscì a riprenderlo
e superarlo tra la folla incredula alla scena di quel
corridore tutto fasciato e sporco di sangue. Vincerà
quasi solo gare in linea, spesso anche grazie a colpi
d'astuzia; delle gare a tappe invece non digeriva le
montagne. Vinse 32 corse, fra cui Giro di Lombardia,
Milano-Torino, 3 Giri del Piemonte, 3 Roma-Napoli-Roma.
Nel frattempo, nel 1903, era andato in scena il primo
Tour de France: un'edizione pionieristica e improvvisata:
si partì alle 15.16 del 1° luglio. Erano
previste 6 tappe, e per ogni tappa, pensando ai ritardatari,erano
concessi 3 giorni di tempo per concluderla. Vinse Maurice
Garin, con quasi 3 ore di vantaggio sul secondo classificato,
e con 64 ore di vantaggio sull'ultimo dei 21 che conclusero
la corsa a tappe. Si dovette aspettare fino al 1910
perchè un italiano vincesse una tappa al Tour,
e il suo nome merita di essere qui ricordato: Ernesto
Azzini. Il primo Giro d'Italia si disputò nel
1909 con 127 corridori alla partenza, ma già
dalla prima tappa perse due dei suoi principali protagonisti,
Gerbi ed il francese Petit-Breton, a causa di due differenti
cadute. La vittoria finale andò a Luigi Ganna
che precedette di 2 punti Carlo Galetti. La classifica
veniva allora stilata in base ai punti conquistati al
termine di ogni tappa e non sulla base dei tempi, nel
qual caso la vittoria sarebbe andata a Rossignoli. L'ultima
tappa fu molto movimentata,anche a causa di due forature
che nel finale penalizzarono Ganna, che però
fu poi fortunato nella rincorsa allorchè un passaggio
a livello chiuso, bloccò gli uomini di testa
fra cui Galetti che era secondo in classifica.
La formula della classifica a punti si adottava poichè
i corridori non potevano cambiare "macchina"
durante la gara, ossia non potevano cambiare il loro
mezzo meccanico, e i casi di guasti, a quell'epoca erano
frequentissimi. I corridori che incorrevano in qualcuno
di questi inconvenienti dovevano inoltre da soli riparare
il guasto, ed arrivavano a perdere anche ore: per non
penalizzarli troppo, dunque, solo in seguito venne adottata
la classifica a tempi.
In quegli anni,e precisamente nel 1907, nasceva la Milano-Sanremo.
Epica fu l'edizione del 1910. Pioggia all'inizio della
corsa, poi addirittura neve sul Turchino. Ad un certo
punto si trovava in testa il francese Cristophe, che
cercò rifugio dal freddo in un casolare. Lì
venne poi raggiunto da altri due corridori, che però
non avevano il coraggio di ripartire. Cristophe invece
ripartì dopo essersi rifocillato e vinse in solitario.
Le strade erano così deserte che il francese
temette addirittura d'aver sbagliato percorso. Finiranno
la gara solo 7 dei 63 partecipanti. |
Epico è anche il Giro del 1914, nel quale per
la prima volta la classifica si basa sui tempi. Già
nella prima tappa, partenza a mezzanotte da Milano per
arrivare a Cuneo attraverso il Sestriere. A Sesto Calende
notte buia, a Arona diluvio, a Torino uragano, sul Sestriere
tormenta di neve. Vittoria di Gremo, e il grande campione
francese dell'epoca Petit-Breton che già torna
a casa. Nella terza tappa una delle fughe più
inutili della storia: Lauro Bordin solo per 350 chilometri,
dopo aver eluso il controllo degli avversari nelle tenebre
della notte, è raggiunto a 30 chilometri dal
traguardo. Si consolerà a fine anno con la vittoria
nel Giro di Lombardia. Nella tappa Bari-L'Aquila il
primato in classifica va a Calzolari, a scapito di Azzini,
del quale si perdono letteralmente le tracce: viene
ritrovato il giorno appresso febbricitante in un fienile
abruzzese. E alla fine la vittoria finale andrà
proprio a Calzolari. |
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